Meno rave, più Motodrom

Ho pensato molto prima di scrivere questo pezzo. In tempi come questi, varrebbe la pena scrivere di altro, forse. Chi mi conosce sa che ai rally voglio bene come a una seconda pelle, che sono cresciuto sulle prove speciali, che ne ho fatto una professione. Una strada di montagna, i fari nella notte, il rumore dell’auto che si avvicina. Tutto questo è magia, e come per me lo è per tanti.

Ma se devo ricordarmi di una scena emozionante in questo weekend appena trascorso, questa non sarà di RallyLegend. Mi dispiace molto, sono sincero. Ad Hockenheim, nella bolgia del Motodrom, Ayhancan Güven l’ha ricordato a tutti noi. Penultima curva, Porsche 911 GT3 R, un sorpasso che ha il sapore di sfida al destino. Dentro o fuori. Vittoria o sconfitta. E invece titolo DTM 2025, scritto davanti a tribune gonfie di passione, con la folla che ha urlato come si deve urlare quando vedi lo sport vero. Un sorpasso che ovunque sarebbe stato penalizzato, nel DTM no. Si è buttato dentro, forse chiudendo gli occhi, sperando di starci, di uscirne vincitore. Non ci sono stati track limits, niente penalizzazioni. Tutto regolare. Chi l’ha visto, anche solo sui social, poi l’ha rivisto.

È quel rischio che ti fa stringere i pugni anche se sei solo spettatore in tribuna, con una birra in mano. È quell’istante in cui ti sembra di sentire il rumore nelle ossa, in cui capisci che non stai guardando un replay ma stai vivendo un frammento che resterà. E quel frammento non era lungo le prove speciali a San Marino, ma era in pista, lontano mille miglia dalle auto da rally, anche se era pur sempre su una Porsche. Il sorpasso di Güven vale più di un traverso con le ruote posteriori a un centimetro dai piedi, dai fumogeni e dalle motoseghe, da un’Audi Quattro S1 che prende in pieno un’Opel Ascona 400: che fossero repliche o vetture originali non importa.

Le corse hanno bisogno di questo. Di folla, di coraggio, di cuore. Non solo di cronometri e di dati. E quando un pilota ti regala un sorpasso così, capisci che non serve cercare l’essenza del motorsport nei musei o nei revival. Sta qui, oggi, in una Porsche che sfida la fisica al Motodrom e in un ragazzo che si prende un titolo con il gesto più antico e più puro che ci sia: superare, e vincere.

E forse è bene ricordarselo: la vera essenza non è l’eccesso, non è il rumore per il rumore o la festa che diventa sregolata. Ci vogliono passione, emozione e sicurezza. Anche le regole hanno un senso, quelle sportive come quelle civili. Perché solo così lo spettacolo resta vivo e non si perde di vista ciò che lo rende unico.